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Stop auto inquinanti dal 2035: cosa sta succedendo in Ue

I governi riuniti nel Consiglio dell’Unione Europea hanno rinviato l’approvazione definitiva del divieto alla vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel dal 2035. Il compromesso, approvato dal Parlamento Europeo lo scorso 14 febbraio, aveva ricevuto l’avallo della Commissione Europea e un’iniziale approvazione informale da parte del Consiglio. Il rinvio rappresenta una delle prime conseguenze delle posizioni adottate a livello europeo dall’attuale governo italiano. Il veto di Italia e Germania comporterà una nuova discussione dell’accordo e nuovi negoziati che faranno slittare di molto l’approvazione definitiva.

Vediamo insieme quali sono state le motivazioni alla base dell’impasse nell’iter legislativo e quali gli scenari futuri all’interno del dibattitto fra Paesi membri sullo stop alla vendita di veicoli endotermici a partire dal 2035.

Cosa è successo in sede di Consiglio dell’Ue

Il rinvio ha generato molto stupore tra gli analisti e gli addetti ai lavori, dal momento che l’approvazione finale da parte del Consiglio viene solitamente considerata una formalità. Dopo l’approvazione della norma a metà febbraio da parte del Parlamento, la votazione finale doveva avvenire durante una riunione del Consiglio dell’Unione Europea prevista per il 7 marzo. Dal momento che i diplomatici dell’Unione si sono accorti che la riunione sarebbe stata inutile, in quanto la norma non sarebbe passata per via del veto di Italia e Germania, si è deciso direttamente di rimandare l’incontro a data da definirsi.

Una norma, nella maggior parte dei casi, per essere approvata in Consiglio deve avere il voto favorevole di almeno 15 Paesi su 27, che rappresentano non meno del 65 per cento della popolazione dell’Unione. Il veto, invece, può essere messo nel momento in cui esprimono il loro dissenso almeno 4 governi che rappresentano non meno del 35 per cento della popolazione europea. La contrarietà di due Paesi molto popolosi come la Germania e l’Italia rende molto difficoltoso il superamento di questa impasse. Solo questi due Stati membri, infatti, rappresentano il 31,9 per cento della popolazione europea. Se a questi si aggiungono anche Bulgaria e Polonia (anch’essi in disaccordo con l’approvazione della norma) si raggiunge il 41,8%.

La posizione della Germania

La Germania aveva chiesto alla Commissione Europea e al Parlamento di includere nella norma una clausola speciale per gli e-fuel, ovvero particolari combustibili prodotti con tecnologie alimentate con fonti rinnovabili, che avrebbero consentito di continuare a utilizzare i motori tradizionali riducendo le emissioni inquinanti. Nello specifico, aveva chiesto la possibilità che nella clausola fosse consentito posticipare il termine del 2035, se la tecnologia degli e-fuel, ancora poco sviluppata, si fosse evoluta nei prossimi anni.

Dopo un generico impegno della Commissione ad approfondire la questione, la Germania non si era più opposta, consapevole che con il solo appoggio di Polonia e Bulgaria non sarebbe stata in grado di fermare l’approvazione della norma. Tutto è cambiato quando in Italia è subentrato il governo Meloni. “La posizione del nostro governo è chiara – ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni -. Una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l’aspetto produttivo e occupazionale. È giusto puntare a zero emissioni di CO2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile”.

Il Sole 24 ore ha notato che dopo una prima approvazione informale data all’inizio del mandato del nuovo governo, sulla scia del precedente governo Draghi, il governo Meloni ha cambiato traiettoria e ha annunciato il suo voto contrario alla norma europea. Nei giorni successivi il governo tedesco ha fatto sapere di non aver visto passi concreti sugli e-fuel da parte della Commissione Europea e ha annunciato il voto contrario. La convergenza di interessi tra Germania e Italia ha di fatto bloccato l’iter legislativo che si stava svolgendo linearmente.

Gli scenari futuri

Le trattative per sbloccare lo stallo sono cominciate. L’Ue starebbe valutando proprio una modifica al regolamento che possa includere una deroga per gli e-fuel. In questo modo sarebbe possibile continuare a vendere auto endotermiche alimentate da questi carburanti anche dopo il 2035.

La Repubblica Ceca ha indetto una riunione con i ministri dei trasporti dei 12 Paesi dell’Unione Europea che hanno sollevato perplessità sulla nuova norma. Una riunione che ha avuto come risultato il rafforzamento della posizione italo-tedesca.

Dall’altra parte ci sono Paesi come la Francia che continuano sulla strada dello stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. “Stiamo lavorando sui dettagli per assicurarci che questo impegno in comune sia in vigore: l’industria si sta organizzando per trovare il giusto percorso, ma questo deve essere in linea con l’obiettivo che abbiamo deciso tutti insieme e che i consumatori e i nostri cittadini stanno aspettando”, ha detto il ministro francese dell’Industria Roland Lescure.

Il fatto che non sia stata fissata una data per un nuovo voto sul divieto fa pensare che i funzionari del Consiglio prevedono settimane, se non addirittura mesi, di nuove trattative.

Cosa prevede la norma rinviata

L’accordo raggiunto tra il Consiglio Europeo e il Parlamento è un punto molto importante per il progetto più ampio del piano dell’Unione Europea contro il cambiamento climatico, il cosiddetto Green Deal. La norma prevede un obiettivo di riduzione – rispetto ai livelli del 2021 – delle emissioni di CO2 del 55% per le vetture nuove e del 50% per i furgoni, da raggiungere entro il 2030. C’è poi l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 100% sia per le autovetture che per i furgoni entro il 2035, che segna di fatto il definitivo passaggio alla mobilità elettrica.

L’accordo include un riferimento ai combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 – tra cui l’idrogeno – e prevede che previa consultazione dei portatori d’interesse, la Commissione presenti una proposta relativa all’immatricolazione di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 anche dopo il 2035. Nell’ accordo c’è anche una clausola di revisione in base alla quale, nel 2026, la Commissione valuterà in modo approfondito i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% e, in caso di necessità, di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione sostenibile e socialmente equa verso l’azzeramento delle emissioni.

Team SIFÀ

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