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Nuove normative anti-inquinamento: quali auto potranno circolare più a lungo?

Da settembre 2019 entreranno in vigore nuovi standard anti-inquinamento. Le case automobilistiche si stanno adeguando alle normative, immettendo sul mercato modelli aggiornati in linea con le nuove indicazioni.

Come si è arrivati ai nuovi standard anti-inquinamento?

Sin dal 2015 è emerso che le emissioni nocive reali (soprattutto quelle di ossidi di azoto, NOx) sono molto superiori (400-500%) a quelle rilevate nei test di laboratorio. Si decise quindi di ammettere uno sforamento massimo del 110%, da ridurre in futuro al 50%. Nel settembre 2017 questi nuovi standard, con il 110% di tolleranza, sono diventati obbligatori per i modelli di nuova omologazione, mentre da settembre 2019 l’obbligo decorrerà per tutte le nuove immatricolazioni, ragion per cui in questi mesi molte vetture in commercio sono state aggiornate. Infine da gennaio 2020 si passerà al 50% per le nuove omologazioni, mentre per le nuove immatricolazioni ci si arriverà un anno dopo.

Cosa comporta l’introduzione dei nuovi limiti di emissioni?

L’introduzione delle nuove norme, tradotto sulle carte di circolazione, comporta delle limitazioni al traffico urbano e questo vede coinvolte anche le auto Euro 6 in quanto la classe risulta divisa in quattro “sottoclassi”:

  • A, B e C da una parte;
  • D-Temp (tolleranza 110%);
  • D “piena” (tolleranza 50%).

Queste distinzioni hanno delle implicazioni concrete per i Comuni che devono limitare il traffico per combattere lo smog.

Milano, ad esempio, ha recentemente abilitato l'Area B: una zona che comprende quasi tutto il centro urbano, nella quale i divieti saranno validi tutto l’anno e non limitati solo alla stagione invernale, come previsto dall’accordo tra le quattro Regioni del bacino padano.

I veicoli che non possono circolare nell’area B - attiva dal 25 febbraio 2019 dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19.30 esclusi i festivi – sono i benzina Euro 0 e i diesel dall'Euro 0 all'Euro 3 nonché i veicoli che superano i 12 metri di lunghezza. Dal 1 ottobre 2019 il divieto riguarderà anche i diesel Euro 4, mentre nessuna limitazione è al momento prevista per le auto Euro 5 e 6 e autoveicoli GPL, metano, bifuel, ibride ed elettriche.

Dal primo ottobre del 2020 il fermo verrà esteso agli Euro 1 benzina e dal 2022 lo stop è previsto anche per Euro 2 benzina e per Euro 5 diesel. Il calendario prevede ulteriori tagli dal 2025 che vedranno l’esclusione delle benzina Euro 3 e dei diesel Euro 5 e Euro 6 A, B e C, con l’obiettivo di far scattare i divieti anche per le Euro 6D-Temp e D “pieno” dal 1° ottobre 2030.

Nei prossimi anni anche altre città dovrebbero introdurre misure analoghe.

Cosa fare?

Per chi vuole continuare a viaggiare a gasolio comprare la versione Euro 6D-Temp e 6D “piena” significa poter circolare in alcune città per almeno due anni in più. Chiaramente, con il diffondersi delle nuove versioni, si vedranno sempre più sconti su modelli precedenti; inoltre, la commercializzazione delle nuove vetture sarà accompagnata con ogni probabilità da aumenti di prezzo. Infatti, per raggiungere lo standard Euro 6D è necessario aggiungere il costo del «catalizzatore selettivo» (Scr, a iniezione di urea) e del suo mantenimento.

Possibili alternative sono, ad esempio, l’acquisto o la trasformazione di un’auto a gas (Gpl o metano), in quanto questo tipo di alimentazione per ora è totalmente fuori dai divieti; oppure, si potrebbe optare per un’auto ibrida che però, pur avendo consumi generalmente molto buoni in città, ha prezzi più elevati e consumi autostradali più alti rispetto a un esemplare equivalente ad alimentazione tradizionale. Infine, si potrebbe scegliere l’auto elettrica pura, che tuttavia ha ancora prezzi proibitivi per la maggior parte degli acquirenti e comporta difficoltà nella ricarica per via della carenza dell’infrastruttura a supporto.

Fonte: Il Sole 24 Ore
Team SIFÀ

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