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Crisi dell’automotive: quali sono i motivi e come si sta muovendo il mercato

Nel 2021 in Italia sono state registrate il 14% di vendite di auto in più rispetto al 2020. Il valore delle nuove immatricolazioni si è attestato intorno ai 35,6 miliardi di euro, come riportato da una ricerca del Centro Studi Fleet&Mobility.

Una crescita che ha indotto a pensare che il periodo di difficoltà fosse finito. Tuttavia quest’anno nel mese di marzo 2022, sono state immatricolate il 29% di vetture in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un dato che torna a far preoccupare il mondo dell’auto.

A cos’è dovuta la crisi dell’automotive? Come può essere superata? Proviamo a ricostruire lo scenario che ha portato a questa situazione di difficoltà.

I motivi dietro la crisi dell’automotive sono molteplici

L’avvento della pandemia, come è risaputo, ha provocato la chiusura delle fabbriche per contenere i contagi. Da considerare poi che molti componenti delle auto provengono dalla Cina, zona più colpita dalla pandemia e da lockdown massicci. Il Coronavirus ha bloccato la produzione e la vendita di auto, con un crollo pari a 11 milioni di unità prodotte in tutto il mondo.

Il “chip shortage” è la conseguenza più evidente della crisi dell’automotive. Le auto più moderne necessitano di molti chip per controllare tutte le componenti elettroniche e, per fronteggiare la perdita di fatturato, le aziende produttrici hanno smesso di acquistare grandi stock di microchip, ma di comprarli in quantità minori per evitare di rimanere con delle giacenze.

Questo ha comportato considerevoli ritardi nelle produzioni e nelle consegne di veicoli nuovi. L’offerta di microchip è diminuita, la domanda aumentata, i prezzi sono lievitati e hanno avuto un forte impatto su tutta la filiera dell’auto.

Prezzi delle materie prime alle stelle

In tutti i settori industriali il rincaro delle materie prime ha suscitato non poche difficoltà Rame, nichel, ferro e alluminio hanno subito degli aumenti di prezzo non previsti e non si sa bene quando il loro costo tornerà come prima della crisi dell’ultimo periodo.

I motivi dietro all’aumento del costo delle materie prime sono principalmente due: il primo è l’aumento della domanda a livello globale, che ha influenzato anche i prezzi, il secondo riguarda i conflitti a livello geopolitico.

Molti materiali vengono estratti in Paesi come il Sud America e l’Africa, ma vengono trattati dalla Cina. Tensioni politiche tra questi Stati, fattori ambientali o incidenti (come la recente alluvione che ha messo fuori gioco alcune miniere di carbone nello Shanxi) e tassi di cambio, irrimediabilmente influenzano il prezzo delle materie prime.

Conflitto Russia-Ucraina

Dall’Est Europa, area oggi interessata dall’escalation militare tra Russia e Ucraina, provengono gas, neon, materiali per cablaggi, cavi isolanti e molto altro. L’attuale conflitto ha generato dunque ulteriori problematiche derivanti dalla chiusura delle fabbriche in Ucraina e dal conseguente fermo della produzione della maggior parte delle attività commerciali. Nello specifico – tra gli stabilimenti che realizzano componenti essenziali per l’industria automotive nel Paese – diverse fabbriche produttrici di fascio cavi e cablaggi per le principali Case automobilistiche sono state costrette a interrompere bruscamente le proprie attività. I fascio cavi, infatti, sono uno dei principali componenti delle autovetture e la forzata chiusura degli stabilimenti ha determinato un ulteriore e ancor più critico ritardo nella produzione di veicoli nuovi, sia elettrici che endotermici.

Come sta reagendo il mercato?

Il settore del Noleggio a Lungo Termine in questo 2022 ha contenuto il passivo delle nuove immatricolazioni auto, facendo registrare soltanto una contrazione del -3,09%, riuscendo a targare 24.518 vetture, solamente 781 in meno dello scorso anno, con gli operatori generalisti primari in linea con il risultato dell’aprile precedente (+1,12%). Nel canale dei veicoli commerciali, sempre il Noleggio a Lungo Termine ha fatto registrare un risultato positivo, come era avvenuto anche a febbraio e a marzo. Il NLT ha incrementato le targhe del 46,59% ed è diventato il canale di distribuzione leader di mercato, con una market share ad aprile che ha sfiorato addirittura il 40%, mentre su base quadrimestrale è stata del 35%, ben 12 punti in più rispetto alla media dello scorso anno.

Un fenomeno a cui si è assistito è stato l’importante volume di vendite del mercato dell’usato a cui i consumatori hanno iniziato a rivolgersi per evitare ritardi nelle consegne o prezzi troppo elevati. Di fronte alla scarsità di nuovo prodotto SIFÀ ha potenziato ulteriormente il servizio di Noleggio a Lungo Termine di Veicoli usati, rivolto sia ad aziende sia a liberi professionisti e privati, che oggi registra un tasso di rotazione dello stock di appena una settimana: ciò significa che una volta individuati dei veicoli che vengono indirizzati al mercato del rinoleggio dell’usato, nello spazio di una settimana vengono già rinoleggiati con soddisfazione da parte del cliente.

C’è infine il tema relativo all’approvazione della nuova tornata di incentivi all’acquisto, ad oggi non vi è ancora traccia del decreto applicativo in Gazzetta Ufficiale, né notizie del provvedimento sul sito del MISE, un fatto questo molto penalizzante per dare linfa a un settore, quello dell’automotive, molto provato. Di fatto, la politica sta immaginando un mercato auto che non esiste nella realtà: la corsa all’auto elettrica con il contemporaneo repentino abbandono delle moderne e molto ecologiche motorizzazioni endotermiche rimarrà pura teoria senza forti sostegni all’acquisto.

Team SIFÀ

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